Vivere col mal di schiena?

VIVERE COL MAL DI SCHIENA

Dobbiamo veramente continuare a vivere col nostro mal di schiena? Esistono metodi di cura efficaci per debellarlo? La risposta è sì, ma è anche no. Occorre sempre valutare il singolo caso. Ma come è possibile determinare se una persona deve rassegnarsi a convivere col proprio mal di schiena oppure se esiste una speranza di miglioramento della sintomatologia o addirittura di guarigione? Lo specialista dovrà fare un’anamnesi (storia clinica e rilevazione dei sintomi che il paziente riferisce), eseguirà esami ortopedici, neurologici, radiologici e di laboratorio, che potranno indirizzare verso una corretta diagnosi e prognosi. Posso affermare, ad esempio, che le alterazioni strutturali rilevate tramite le radiografie, come i processi di artrosi, spondilosi (degenerazione del segmento funzionale vertebrale) o malformazioni scheletriche, non sempre hanno strette correlazioni con i sintomi dolorosi. A una persona con spondilosi, per esempio, che abbiamo modo di trattare con buone possibilità di guarigione dal sintomo “mal di schiena”, non si rilevano cambiamenti di questa alterazione dopo la cura. Anche se non manifesterà più dolore, avrà sempre l’identica degenerazione di spondilosi come prima con i dolori.

Che cosa fa, allora, la differenza, quando abbiamo il mal di schiena e quando non l’abbiamo? È la funzionalità della colonna nell’insieme: l’interazione armoniosa dei movimenti dei singoli segmenti tra colonna vertebrale, muscolatura e legamenti (dischi), movimenti ottimali quando la schiena non ci fa male. Occorre sempre, per conoscere la prognosi di ogni caso, attuare dei tentativi terapeutici per valutare la possibilità di guarigione. Molti pazienti credono di aver fatto di tutto per combattere il mal di schiena e con questo intendono: “tutti gli esami”, come radiografie, TAC e risonanza magnetica, elettro-miografia, analisi del sangue, ecc. Pensano d’aver esaurito “tutte le cure possibili”, quindi le cure mediche medicamentose, i massaggi, qualche fisio- terapia e pensano in tal modo d’aver provato tutta la gamma terapeutica dei tempi moderni. Ed è proprio a questo punto, quando hanno provato di tutto, che viene suggerita, come “ultima spiaggia”;

la Chiropratica.

La Chiropratica è un approccio diverso al mal di schiena. Questa metodica, sviluppatasi durante gli ultimi 100 anni, è stata nei decenni passati a mio parere, rimarrà anche nel futuro uno tra i metodi terapeutici migliori per queste patologie. Ma cosa offre in più rispetto ai metodi tradizionali? La Chiropratica si basa su principi funzionali naturali, non farmacologici. Inoltre non si basa su interazioni con sostanze chimiche (farmaci).

L’azione della chiropratica è la restaurazione fisica diretta della comunicazione funzionale del sistema nervoso con quello muscolo-scheletrico.  Ma come si svolge un trattamento di Chiropratica? Dopo aver effettuato gli esami relativi alla sua problematica (esami che peraltro, sono gli stessi richiesti sia dagli ortopedici sia dai fisiatri), il paziente si sottopone ad un trattamento specifico, mirato a sbloccare le artico-lazioni vertebrali malfunzionanti o ipofunzionanti con “manipolazioni chiropratiche”. Ma perché questa metodica ha tanto successo nel curare il mal di schiena? La sua validità è legata alla sua azione: con la Chiropratica, infatti, si interviene sul segmento neuro-muscolo-scheletrico e quindi direttamente sulla sede d’origine del disturbo doloroso. Ma il tratta-mento manipolativo che si attua durante la seduta di chiropratica è doloroso? Potrebbe capitare, durante le prime sedute, e soprattutto nella fase acuta, che il paziente possa sentire dolore. Comunque, se questo accade, è sempre sopportabile e temporaneo. La maggioranza dei pazienti, invece, avverte un sollievo immediato rispetto al dolore e, comunque, riacquista una maggior funzionalità del segmento trattato. 

La Chiropratica però, non consiste solo nell’effettuare manipolazioni con le mani, anche se queste rappresentano l’intervento tradizionale e principale più importante per i disturbi muscolo-scheletrici. L’applicazione di terapie ausiliarie viene in aiuto nei casi dove infiammazioni, gonfiori o contratture devono essere trattati. Quello che in toto viene definito in Chiropratica il “bisturi” della terapia naturale è rappresentato dall’insieme di tutte quelle terapie ad azione antinfiammatoria non farmacologia come: l’aria surgelata (crioterapia), l’argilla o il ghiaccio applicati localmente. È bene associare anche terapie più particolari come l’elettroterapia, gli ultrasuoni o le trazioni vertebrali. Abbiamo in tal modo a disposizione un armamentario terapeutico vasto e, soprattutto, disponiamo di metodiche non cruenti per alleviare e spesso risolvere quel fatidico “mal di schiena”, che non è detto debba per forza diventare il compagno di vita di tutti i giorni. È un compagno dannoso, scomodo, non amato: liberiamo-cene, dolcemente… ma liberiamocene!

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